Ci si affaccia su un periodo storico, lungo più di un secolo, dal quale emergono non soltanto gli eventi storici epocali del tempo, ma anche la vita quotidiana dei procidani intesa come aspirazioni, interessi, progetti. Tutto ruota intorno alla chiesa di sant’Antonio e ai rettori del relativo patronato i quali, applicando negli anni il sistema creditizio del censo, ormai scomparso, ma allora molto utilizzato in tutta Italia, permisero il realizzarsi di una economia locale che fu il vero motore dello sviluppo edilizio e agricolo del tempo. Sono storie di persone vere, donne e uomini i cui cognomi sono ancora comuni nell’isola, della loro devozione per il Santo, della loro paura dell’aldilà. Dopo un secolo e mezzo bastò un editto napoleonico per cancellare tutto, ma quelle anime, grazie al manoscritto della Platea, sono tornate a raccontarci le loro storie terrene.
Le origini della chiesa e del patronato di sant’Antonio di Padova a Procida
Il ritrovamento in soffitta da parte dell’Autore di antichi documenti, alcuni risalenti al XVII secolo, ha riportato alla luce la Platea della chiesa di sant’Antonio da Padova di Procida, ovvero il libro contabile del patronato ecclesiastico che la famiglia Cacciuttolo, poi estintasi nei Bassano, aveva ottenuto dalla Curia di Napoli avendo riedificato nel 1633 la chiesa su quella che fino ad allora era stata solo una piccola cappella. L’impresa fu realizzata grazie ai fondi incassati con la tassa sulla vendita del vino di cui i Cacciuttolo erano appaltatori.
15.00 €
Dettagli
Pubblicazione | Dicembre 2016 |
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ISBN | 978-88-96790-14-4 |
Formato | cm 15×21 |
Pagine | 224 |
Prezzo | 15.00 € |